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Lavoro giovedì 17 ottobre 2019 ore 02:10

Bekaert, prevale il pessimismo. Il mistero “P07”

Tante persone all'incontro di Figline su Bekaert
Foto di: Paolo Ricci

Dall’incontro con il presidente Rossi non sono emerse certezze sulla reindustrializzazione. Anzi, potrebbero sfilarsi anche i bielorussi di Bmz



FIGLINE INCISA — In attesa dell’incontro che si svolgerà il 24 ottobre al Ministero dello Sviluppo Economico (Mise), sul futuro dei lavoratori Bekaert prevale il pessimismo. Dall’assemblea pubblica che si è svolta a Figline - alla quale ha partecipato anche il presidente della Regione, Enrico Rossi - non sono emerse notizie entusiasmanti sul tanto auspicato processo di reindustrializzazione della ex Pirelli, ora proprietà di Bekaert. In vista della scadenza della cassa integrazione che terminerà il 31 dicembre, la multinazionale belga ha già avviato le procedure di licenziamento collettivo e messa in mobilità per i 214 dipendenti rimasti in forza al polo produttivo valdarnese.

Che succederà, quindi, nel gennaio 2020? Difficilmente – è stato detto ieri sera - l’eventuale processo di reindustrializzazione (ammesso che al Mise vi siano le disponibilità di soggetti imprenditoriali adeguati all’operazione) potrà avvenire enro la fine dell'anno. Per cui alcune forze sindacali e lo stesso presidente Rossi avvieranno un’azione politica per chiedere all’attuale Governo giallo-rosso una proroga della cassa integrazione, già reintrodotta appositamente nel 2018 dall’ex vicepresidente del consiglio Luigi Di Maio. L’accoglimento, certamente non facile, della richiesta di proroga della cassa integrazione per un secondo anno, dipenderà anche dalla presenza o meno di soggetti industriali disposti ad investire sul futuro di quello che un tempo era il gioiellino della Pirelli.

Lo stesso presidente Rossi ha ricordato come, inizialmente, fossero ben ventuno le aziende che avevano manifestato al Mise interesse per un processo di reindustrializzazione. “Poi, a forza di sfogliare le richieste – ha detto Rossi - sul tavolo ne sono rimaste solo tre: la proposta della cooperativa dei lavoratori, i bielorussi di Bmz e una media impresa italiana di cui non si conosce il nome, ma che viene identificata con la misteriosa sigla P07”.

Sull’identità di P07 non sono state fornite informazioni. Potrebbe essere un’azienda meridionale interessata ad investire nel centro Italia, quel che invece appare come certo è il fatto – più volte ribadito durante l’incontro di Figline – che la misteriosa P07 ha sì tecnologia propria, ma cerca capitali per l’eventuale operazione di reindustrializzazione.

L’ipotesi della cooperativa dei lavoratori, vista come “extrema ratio”, è invece considerata da molti come un’ipotesi coraggiosa e suggestiva, ma applicabile con grandi difficoltà.

La delusione maggiore che aleggiava ieri sera nell’assemblea di Figline, riguardava proprio il ruolo di Bmz. Il colosso bielorusso sembrava, fino a qualche mese fa, il più interessato a mettere un piede in Europa investendo proprio sullo stabilimento di Figline. “Di Bmz non si sa più niente, speriamo che ci sia ancora” hanno detto Rossi e alcuni rappresentanti sindacali, prefigurando l’incontro del 24 ottobre al Mise. 

Bmz, compagnia di gestione della holding Byelorussian Metallurgical Company, rappresentava finora la prospettiva di maggiore interesse per il futuro dello stabilimento figlinese. Costruita nel 1984 da aziende italiane (tra cui Danieli), ha importato know-how proprio dallo stabilimento Pirelli di Figline. Attualmente Bmz ha un ciclo di produzione completo: dalla produzione dell’acciaio al rilascio di prodotti ad alta tecnologia come la cordicella metallica. Qualora i bielorussi non fossero più interessati ad investire a Figline, per i lavoratori della Bekaert sarebbe davvero un brutto colpo.


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