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Attualità venerdì 14 maggio 2021 ore 19:46

Il vescovo alla Bekaert invoca l’unità sindacale

Il vescovo Meini ai cancelli della Bekaert con i lavoratori

Mario Meini ha incontrato a Figline i lavoratori che hanno perso il lavoro. La rabbia e lo sconforto di chi si è sentito tradito dalle istituzioni



FIGLINE INCISA — La scena più significativa avviene lontano dalle telecamere che stanno riprendendo l’incontro tra i lavoratori licenziati dalla Bekaert e il vescovo di Fiesole. Un operaio si avvicina a monsignor Meini, lo porta in disparte, e inizia un colloquio sottovoce. Uno sfogo, che sembra una sorta di confessione laica, colma di sconforto e anche di delusione. Il vescovo Meini ascolta a testa china, annuisce, conforta. Poi l’operaio estrae di tasca un oggetto, piccolo, ma significativo. È il distintivo della Fiom, il sindacato di categoria dei metalmeccanici aderente alla Cgil. Il vescovo ringrazia. Apprezza e, con un sorriso, accenna ad un gesto di cortesia, quasi a mimare il modo per mettersi il distintivo all’occhiello del clergyman. In quel momento un fotografo si accorge della scena e prova a scattare un’immagine. Ed è a questo punto che il Vescovo di Fiesole ne approfitta per lanciare il suo appello all’unità sindacale: “Non voglio fare preferenze tra questa o quella sigla sindacale” risponde Meini, stringendo in mano il distintivo della Fiom “Ma se c’è unità tra i sindacati è più facile vincere questa battaglia”.

L’invito del Vescovo non è causale; nella vicenda Bekaert l’unità sindacale, è proprio il caso di dirlo, è andata a farsi benedire: le Fim Cisl e Fiom Cgil si sono scambiate accuse, nemmeno tante velate, in merito alla strategia da seguire. E il vescovo Mario, con il tono pacato del padre di famiglia, prova a rimettere insieme i cocci, per cercare di individuare una soluzione per quella che ha definito “una vicenda umiliante” scaturita dopo la decsione presa dalla multinazionale belga.

Intanto il Vescovo parla con tutti e accenna più volte alla difficile situazione “dei lavoratori e delle loro famiglie”. Meini è giunto a Figline in segno di solidarietà verso le persone che hanno persone il lavoro, ma ascoltando la rabbia dei lavoratori verso le istituzioni - “Ci hanno preso in giro” ripetono a non finire - non resiste e si propone in prima persona: “Io non sono un politico, ma se c’è da dialogare, da stimolare…”. Però nel gruppo dei lavoratori che lo hanno accolto fuori dai cancelli della Bekaert domina soprattutto lo sconforto. E quando Meini si allontana con i sacerdoti della zona che lo hanno accompagnato, uno dei lavori meno giovani lo segue con lo sguardo, sussurrando fra sé e sé, le parole di una vecchia canzone della Vanoni: “…proviamo anche con Dio, non si sa mai”.


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