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Politica domenica 02 febbraio 2020 ore 18:40

Quando il Valdarno di Biffe era da ridere

"Valdarno da ridere" in vendita su un banco della fiera antiquaria di Arezzo

Esposto su un banco della Fiera Antiquaria il volume di vignette sui politici degli anni ’90. Che ci ricorda e racconta un’epoca che non c‘è più



VALDARNO — Era lì in bella mostra, proprio sopra gli altri libretti di storia, arte e varia cultura in un banco della Fiera Antiquaria di Arezzo. La copertina azzurra lo fa spiccare sugli altri libri, sgualciti e impolverati. Ma no, “Valdarno da ridere” non è un libro d’antiquariato, beh, ma vintage sì.

Sono passati trent’anni da quando – su idea del Comune di Terranuova, per le Edizioni Il Grifo in vendita a 20000 lire – il volumetto fu stampato per raccogliere le vignette che Vitaliano Fantoni, in arte Biffe, aveva disegnato per la Gazzetta d’Arezzo (non era ancora Corriere) per commentare i fatti più salienti della vallata.

Ma come ha fatto a finire lì, sulla bancarella di Simone, rigattiere di Stia, che espone la sua merce quasi all’inizio di Corso Italia? “Ma chi te l’ha dato?”. “Oh non so – risponde sorridendo – sono sempre in giro, trovo tanta roba”. Sarà stato regalato, comprato, passato di mano in mano e alla fine buttato via da qualcuno a cui quel libro non diceva più niente. E invece racconta tanto. Da ridere in realtà non c’era molto – si dibatteva della discarica di Terranuova, dei lavori per la Direttissima che avrebbero provocato anche dei morti, di dove costruire il nuovo ponte sull’Arno, dell’ospedale unico -, ma Biffe con l’arguzia di chi fa satira metteva sul ridere la cronaca che era fatta di vicende serie e scottanti. Era il tempo del campanilismo, di sindaci agguerriti, della politica impetuosa, di discussioni accese, di pugni sul tavolo e qualche “bercio” in giunta, di riunioni e commissioni, di chiacchiere fino a tardi dietro l’angolo del Comune o davanti alla Casa del Popolo o dell’Mcl. Sì, perché c’erano ancora i partiti e Mani Pulite doveva ancora arrivare.

E poi c’erano i sindaci (ma anche qualche assessore) che per la loro personalità - a volte mutata in personalismo – divennero i personaggi delle vignette, protagonisti delle notizie e quindi delle strisce di Biffe. Eccoli in copertina, in fila, che si sganasciano dalle risate. Già, perché qualcuno si arrabbiava con Biffe ma qualcun altro non vedeva l’ora si essere disegnato sul prossimo fumetto. E tutti aspettavano il suo commento ironico sui fatti della settimana.

C’era Pedro Losi primo cittadino di San Giovanni, sanguigno comunista, che con quel nome e i baffoni non poteva che essere ritratto con il sombrero messicano in testa. Memorabili gli scontri, alternativamente con Terranuova e Montevarchi che durarono negli anni a seguire per riempire le pagine dei giornali locali. L’impeccabile architetto Massimo Gregorini che fu sindaco di Montevarchi, ritratto sempre un po’ triste, della serie “che ci faccio qui?” ma che nascondeva dietro gli occhialoni una vena ironica, modi english e cultura. Ebbe l’idea – oggi si direbbe la genialata – di pensare a un campo rom sulla Chiantigiana. Proposta accantonata immediatamente, ma dettata da spirito di solidarietà e accoglienza: fu lui, insieme a don Gabriele Marchesi, allora parroco del Giglio, ad istituire il gemellaggio con il Burkina Faso. Fu poi la volta della complessa storia della piscina di viale Matteotti. E poi Carlo Pasquini, il sindaco che ha trasformato Terranuova (detta Terranew), raffigurato con il ciuffo sempre ribelle: professore, intellettuale, vorace lettore, che amava i viaggi in India e che aveva scoperto Pessoa forse ancora prima di Tabucchi. Volle fortemente la discarica di Podere Rota che per certi versi ha fatto la fortuna del paese provocandogli però anche una ferita mai sanata. E poi l’accordo con la Snam per il metano, il piano cave, e le aziende a Poggilupi. Accese le discussioni in consiglio comunale con il rivale, ma in fondo amico, Lorenzo Zirri (DC), una vita per e all’opposizione anche in Regione.

La matita di Biffe disegnò anche l’astro nascente Enzo Brogi, il più giovane tra tutti, sessantottino, alternativo, che Chiambretti – sì proprio lui – definì anni dopo il sindaco con gli occhialini alla John Lennon (ma in realtà nelle vignette assomigliava più a Daolio dei Nomadi). E proprio Imagine dell’ex Beatles fu per lungo tempo la musica d’attesa per chi chiamava il comune di Cavriglia per telefono. E poi Biffe disegnò la “mosca bianca” Marco Morbidelli unico sindaco democristiano della vallata, alla guida del borgo di Castelfranco – e il solo ad essere ancora in politica sui banchi dell’opposizione – il compianto primo cittadino di Piandiscò Marco Innocenti Degli, che fu poi presidente dell’Enpa. Ed ancora Felice Torzini, l’avvocato che prima di tutti inaugurò la stagione delle liste civiche per la scalata per il Palazzo di Montevarchi, i sangiovannesi Imperio Carbini (Psi), il consigliere di minoranza Emanuele Bani (Dc) e Stefano Beccastrini, medico, intellettuale, assessore, sessantottino mai pentito, che firmò la presentazione di “Valdarno da ridere”.

Tutte queste cose Simone il rigattiere non le sa, e non le sanno neanche tanti giovani valdarnesi che non si immaginano nemmeno che trenta anni fa il Valdarno era così vivace da meritarsi l’attenta satira di un bravo vignettista. Nessuna operazione nostalgia, per carità. Ma non ce ne vogliano i politici, amministratori, primi cittadini di oggi, quasi tutti giovani, laureati, tecnologici che parlano via facebook o attraverso le note di comunicatori e portavoce. Ma quella era tutta un’altra storia.


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