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Attualità domenica 25 ottobre 2020 ore 15:00

“No ai rifiuti speciali da tutta Italia”

Enzo Cacioli e Moreno Botti
Enzo Cacioli (a sinistra) e Moreno Botti

L’ampliamento di Podere Rota fa temere l’arrivo di materiali da altre regioni. Le proposte dei sindaci Cacioli e Botti per la tutela della vallata



VALDARNO — L’ampliamento della discarica di Podere Rota – richiesto dal gestore e presto al vaglio della Regione Toscana che dovrà esprimersi a riguardo – fa temere l’arrivo in vallata di rifiuti speciali da tutta Italia. Perché l’ingrandimento dell’impianto tale da accogliere una quantità di circa 900.000 tonnellate di materiale viene considerato sproporzionato rispetto all’attuale fabbisogno annuale per smaltire circa 70000 tonnellate di rifiuti.

L’allarme e il secco no all’eventualità di veder conferire nella discarica valdarnese rifiuti speciali di altre zone del territorio nazionale arriva dai sindaci di Castelfranco-Piandiscò e Loro Ciuffenna – Enzo Cacioli e Moreno Botti – che in una nota congiunta hanno espresso le loro comuni valutazioni sulla “eventualità che la Regione autorizzi un nuovo ampliamento di Podere Rota”.

Con preoccupazione i due sindaci sottolineano: “La scelta di un ampliamento così abnorme fra necessità reale (l’intera provincia produce infatti attualmente circa 70.000 tonnellate annue di rifiuti indifferenziati da piazzare in discarica) e quanto richiesto ‪900.000 tonnellate (ovvero quasi l’80% dell’ampliamento è funzionale all’arrivo di rifiuti speciali) è nelle corde di una azienda privata che deve guardare al profitto, ma non certo di una pubblica amministrazione”.

“Le volumetrie proposte – spiega Cacioli - sono eccessive rispetto a quanto conferito negli ultimi anni e rispetto all'aumento della capacità di differenziazione dei rifiuti dei Comuni aretini. Chiediamo pertanto con forza, qualunque sarà l'esito di questa spiacevole vicenda, che sia evitato il conferimento di rifiuti speciali a Podere Rota ed esplicato il piano dei flussi annuale dei conferimenti che ha portato al calcolo delle volumetrie. Inoltre, proponiamo la redazione di un patto fra le amministrazioni valdarnesi che consenta, nel caso venga approvato il non auspicabile ampliamento, la realizzazione di efficaci interventi di miglioramento ambientale e riduzione della produzione di rifiuti mediante l'utilizzo dei fondi derivanti dal disagio ambientale".

L’occasione per discutere faccia a faccia della questione sarà data, mercoledì prossimo, dalla riunione dell’Aor Valdarno - organo decisionale istituito all’interno dell’Ato Toscana Sud, l’ambito territoriale ottimale per i rifiuti – cui parteciperanno i sindaci della vallata.

Sul tavolo il futuro di Podere Rota – per il quale era già stato concordato la chiusura nel 2021 con la possibilità di slittare al 2023, il tempo necessario per i lavori all’impianto aretino di San Zeno che sarebbe subentrato alla discarica valdarnese - alla luce della richiesta di ampliamento del gestore. Ma non solo. Cacioli e Botti vorrebbero presentare anche proposte per la tutela del territorio perché quanto sta accadendo rischia di fare perdere alla vallata “un’altra occasione di sostenibilità”

“La nostra posizione sul disagio ambientale – dice Botti - è netta. Non reclamiamo soldi. Noi offriamo idee sostenibili o meglio, se avessimo avuto noi la possibilità di spendere i soldi del disagio ambientale li avremmo utilizzati solo per azioni utili a ridurre la produzione globale di rifiuti. Purtroppo, chi ha beneficiato delle risorse del disagio fino ad oggi, mai le ha adoperate per questo scopo”.

“La sostenibilità è un valore morale, prima che economico – spiegano i due sindaci - per questo siamo amareggiati per questa mancata occasione: riscrivere per la prima volta l’intera visione ambientale del Valdarno”.

Cacioli e Botti puntano su molte iniziative – alcune già attivate nei loro comuni – che potrebbero essere condivise e portate avanti da tutte alle amministrazioni locali; “vediamo se riusciamo a portare su queste nostre posizioni anche altri comuni” dicono in vista della riunione dell’Aor.

Un piano che va - per citare solo alcune proposte – dal ritiro dell’amianto domestico al centro intercomunale del riuso, da una sperimentazione in Valdarno “di una Tari non basata più sui metri quadri, ma sul peso dei rifiuti prodotti effettivamente” al bosco di compensazione (un albero per ogni tonnellata di rifiuti indifferenziati prodotti).

“Noi questo piano, lo applicheremo comunque – concludono Cacioli e Botti -, a prescindere dalle risorse del disagio o meno o dal fatto che si uniscano a noi altri territori, perché l’ambiente sostenibile e pulito è lo scopo dell’azione amministrativa”.


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